CORRIERE DELLA SERA – MILANO 12 Luglio 2014

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TENDENZE? UN CONSULENTE CHIEDE, IN MEDIA, 50 EURO ALL’ORA.

LAMANNA, DOCENTE IED: IL PROFESSIONISTA GARANTISCE UN’IMMAGINE DI CLASSE A PREZZI CONTENUTI

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Il personal shopper non è più un lusso esclusivo Sempre più milanesi scelgono i loro abiti nuovi con un esperto del «comprare di moda, e bene» Facciamo la prova con un budget di cento euro per gli acquisti. Appuntamento alle 10 del mattino, piazza Lima: lei è in ghingheri ma non troppo, look da passeggio e silhouette da passerella, sorride come una hostess e ti squadra come un medico. «Bisogna saper capire il budget del cliente con un’occhiata perché l’aspetto dice tutto, e fare poche domande: danno fastidio e possono imbarazzare». La scommessa è dimostrare che il personal shopper non è solo un portaborse che accompagna turisti e milanesi danarosi nei negozi più esclusivi della città ma anche (e sempre più) un esperto del «comprar bene» a costi contenuti. Bazzica corso Buenos Aires, non disdegna Zara e H&m. E fa faville anche con cento euro. «Che il nostro servizio sia un lusso è un luogo comune sbagliato spiega Anna Maria Lamanna di Personalshoppermilano.com . Il segreto è adattarsi alle esigenze del cliente: non tutti possono permettersi Armani o Boggi, è un fatto. La crisi ha inciso molto sul mercato. Fino a qualche anno fa su Internet i siti specializzati si contavano sulle dita di una mano. Ora il mercato è esploso, c’ è di tutto, anche tanta improvvisazione». Lamanna è nel ramo dal 2004, una «veterana» con tanto di cattedra allo Istituto europeo di design (Ied). Si destreggia tra vetrine e camerini come un’equilibrista, adocchia, pesca e scarta un capo dopo l’altro mentre snocciola i trucchi del mestiere. «Per prima cosa viene l’osservazione del cliente: la carnagione, il capello, due chiacchiere per capirne abitudini e stile di vita. Mai chiedere le taglie né il budget ». Dopo un rapido «pre-giro» del negozio («per capire se siamo nel posto giusto») viene la fase dell’accumulo: «Se propongo al cliente un’ampia varietà di abbinamenti è perché la consulenza non si esaurisce nell’acquisto del momento, è un investimento in prospettiva, una lezione per il futuro» spiega Lamanna, e intanto si carica le braccia di abiti, li abbina, li ammassa davanti al camerino per la fase decisiva: la prova. Qui il difficile è tenere il conto, mentre il personal shopper fa la spola tra gli scaffali e la cabina passando al cliente un completo via l’altro: pantaloni a pois con cintura e camicia merlettata, 70 euro; vestitino giromanica e blazer modello Chanel, 99 euro; giacchetta aperta più maglietta più pantalone con cintura, 158 euro. Le scarpe no, «le prendiamo in un altro negozio», la borsa idem. Intanto passa un’ora, un’altra, e il conto sale. Il risparmio? «È nel pacchetto completo, un’immagine di classe a prezzo contenuto, la certezza di non sprecare soldi in abiti inadatti e poco utilizzabili continua Lamanna. La regola è quella del tre: se un capo non torna utile in almeno tre contesti di vita, lo sconsiglio».

Sogliani Marina
Pagina 09
(12 luglio 2014) – Corriere della Sera

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